Lo studio della Dottoressa Procopio è situato
a Roma in Via delle Fornaci n. 35.
Albo Nazionale degli Psicologi
La dottoressa Procopio è iscritta all'Albo Nazionale degli Psicologi al Numero 13636.
Ulteriori Informazioni
Dr.ssa Laura Procopio
John Bowlby nella “Teoria dell’Attaccamento” ha sostenuto l’importanza della qualità positiva dei rapporti di attaccamento sperimentati nell’infanzia. Infatti, il legame di attaccamento diventa il garante della sopravvivenza dell’individuo nel corso del suo sviluppo e del suo adattamento al contesto sociale e ambientale di appartenenza.
Secondo l’Autore, da questo legame si costituiranno dei "Modelli Operativi Interni" che guideranno il comportamento del bambino nel corso dei nuovi scambi interattivi e verranno da questi modificati. Sembra plausibile, quindi, ipotizzare una relazione causale fra l’esperienza affettiva dell’individuo con la propria famiglia d’origine e la sua successiva capacità di stringere legami affettivi adulti. Infatti, i Modelli Operativi Interni diventano ben presto inconsapevoli e tendono ad essere stabili nel tempo, trovano la loro matrice nella relazione con la figura di attaccamento e sono costituiti da una rappresentazione di come è l’altro, e di come è il Sé e di quale relazione li unisce. La loro capacità anticipatoria degli eventi fa sì che influenzino le future relazioni affettive che, in un modo o nell’altro, tenderanno a ripetere la primitiva relazione tra il piccolo e la figura di attaccamento (coazione a ripetere), instaurando un circolo vizioso di rinforzo reciproco.
La fiducia, che nasce da una buona relazione tra madre e bambino, aumenta la sicurezza nell’essere capaci di amare e di essere amati anche quando la madre non c’è.
Ciascun individuo, quindi, possiede un particolare stile di attaccamento che contraddistingue le sue interazioni affettive (relazioni di coppia, relazioni amicali, ecc.).
Non tutti i genitori sono in grado di fornire questa base sicura e quando il bambino non ha la certezza che la madre (figura di attaccamento) sia disponibile a rispondere ad una richiesta di aiuto, fonderà la sua identità solo in virtù delle risposte favorevoli, disconoscendo gli altri aspetti di sé, con la conseguente causa di una formazione di un Sé non integrato ed instabile. Di conseguenza, l’esplorazione del mondo che lo circonda diventa incerta, caratterizzata dall’ansia. Questo stile di attaccamento è innescato, come si è detto prima, da una figura che è disponibile solo in alcune occasioni ma non in altre, da soventi separazioni, se non addirittura da minacce di abbandono, usate come mezzo coercitivo, che potranno portare a sviluppare, in età adulta, l’angoscia di essere abbandonati dal futuro compagno. Si potrà parlare in questo caso di individui dipendenti, caratterizzati dall’insicurezza, dalla convinzione di non essere amati, dall’ansia da abbandono e dalla sfiducia nelle proprie risorse.
Le persone dipendenti, infatti, permettono passivamente che gli altri dirigano la loro vita, evitando di fare richieste per paura di perdere queste relazioni, che vengono considerate un vero e proprio rifugio. Scelgono persone che si possano prendere cura di loro e pur di compiacere l’altro evitano i conflitti e le controversie per il timore dell’abbandono, rinnegando il proprio vero Sé. Quando la relazione dipendente finisce, il soggetto prova un sentimento di disgregazione, come se una parte di sé fosse inevitabilmente andata persa, e l’unica soluzione sarà trovare subito una relazione sostitutiva per ristabilire il legame dipendente.
Ogni qualvolta gli individui, all’interno della coppia, non hanno raggiunto la maturità, si possono individuare diversi tipi di collusione in cui si manifesta il prevalere di giochi inconsci:
Un esempio è rappresentato dal “dongiovannismo” che è l’espressione di una personalità fragile, tesa all’incessante ricerca di conferme. Non c’è il riconoscimento dell’altro, che serve solo come conferma della propria autostima. Di conseguenza la vita affettiva è costituita da rapporti superficiali.
Un altro tipo di rapporto di coppia in cui l’amore non è autentico avviene quando uno dei partner si annulla completamente per amare l’altro.
Un’altra manifestazione di amore immaturo è l’amore idolatrico in cui si tende a idealizzare la persona amata, distogliendosi dal proprio Io e proiettandolo sull’altro, che viene adorato come un essere perfetto. Poiché nessuno può, alla lunga, vivere nell’adorazione dell’altro, la delusione è fatale.
Conclusioni
Non esiste persona nella quale l’amore sia giunto a pieno e definitivo compimento, ma c’è sempre spazio e tempo per accrescerlo e svilupparlo. In ogni momento della vita di un uomo, la sua capacità di amare si situa a un diverso livello evolutivo e ognuno di noi esprime e manifesta ciò che conosce dell’amore.
Roma, febbario 2012