Lo studio della Dottoressa Procopio è situato

a Roma in Via delle Fornaci n. 35.

Laura Procopio - MioDottore.it

Albo Nazionale

Albo Nazionale degli Psicologi

La dottoressa Procopio è iscritta all'Albo Nazionale degli Psicologi al Numero 13636.
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Le Dipendenze Tecnologiche

Dr.ssa Laura Procopio

 

Le dipendenze tecnologiche o "Tech Abuse"  rappresentano tutte quelle compulsioni che implicano un’interazione uomo-macchina, come la dipendenza dal computer, da internet, dal telefono cellulare, dalla televisione e dalle tecnologie interattive.

Sono caratterizzate dal sovrainvestimento e dall’utilizzazione eccessiva e compulsiva di tecnologie mediatiche che determinano conseguenze negative nella qualità di vita del soggetto dipendente, fino ad arrivare a delle situazioni di chiusura e di isolamento dai rapporti esterni. Rappresentano dei veri e propri rifugi della mente.

I.A.D. (Internet Addiction Disorder) è il termine utilizzato dallo psichiatra americano Ivan Goldberg, per definire la dipendenza da internet.

Secondo Goldberg, i principali sintomi patognomici sono: il bisogno di trascorrere un tempo sempre maggiore in rete con la marcata riduzione di interesse per altre attività; la presenza di sintomi astinenziali quando il comportamento viene sospeso, come i sintomi fisici (disturbi del sonno, mal di schiena, cefalea, sindrome del tunnel carpale, stanchezza degli occhi, alimentazione irregolare, nausea, vomito, crampi, agitazione psicomotoria fino ad arrivare a casi di crisi epilettiche o presunte tali) ed i sintomi psichici (ansia, depressione, alterazioni dello stato di coscienza, depersonalizzazione, pensieri ossessivi su cosa accade on-line, ecc).      dipendenze tecnologiche

Con il tempo si verifica il fenomeno della tolleranza che porta a dedicare sempre più tempo all’attività, verificando la propria impossibilità di autocontrollo, nonostante la consapevolezza di avere dei problemi fisici, sociali, lavorativi o psicologici causati dall’utilizzo della rete.

La dipendenza può essere cyber-sessuale o dal sesso virtuale (scaricamento, utilizzo e commercio di materiale pornografico online); cyber-relazionale o dalle relazioni virtuali (relazioni amicali on-line); net gaming (giochi in rete come videogame, casinò virtuali, scommesse; ed i giochi virtuali interattivi in cui i partecipanti giocano ed interagiscono tra loro, nascondendo la loro vera identità e costruendosene un’altra: Second Life); sovraccarico cognitivo (scaricamento continuo e smisurato di materiale dai diversi siti).

I media elettronici e le tecnologie avanzate della comunicazione possono arrivare a funzionare come estensione del Sé, modificando lo stato della mente, e diventando la fonte privilegiata di emozioni e di sensazioni appaganti.

Le dipendenze tecnologiche rivestono importanti funzioni psicologiche relative sia alla sfera individuale che a quella relazionale:

  • regolano e gestiscono la distanza nella comunicazione e nelle relazioni;
  • rappresentano un mezzo per ridurre la solitudine e l’isolamento, assumendo il ruolo di “antidepressivo o ansiolitico multimediale”, nei confronti del quale diviene ben presto facile diventarne dipendenti. Diventano, pertanto, il simbolo della “presenza dell’altro”, entità sempre a portata di mano, in cui spegnere il cellulare, internet o la televisione diventa quasi come diventare trasparenti e incapaci di entrare, in altro modo, in relazione;
  • un terzo scopo è quello di rappresentare un mezzo per vivere e dominare la realtà.

I rischi di un abuso di queste funzioni sono maggiormente presenti nei ragazzi. 

 

Roma, gennaio 2012

La Dipendenza da Lavoro

Dr.ssa Laura Procopio

 

Il malessere sociale che nasce dall’eccessivo tempo riservato al lavoro è stato descritto, negli ultimi anni, nei termini di “burn-out”, “sindrome da stress lavorativo”, “lavoro-dipendenza ” o “work addiction”.

La dipendenza da lavoro consiste nel considerare il lavoro come l’unico elemento importante della propria vita. Si manifesta nei soggetti che arrivano a lavorare fino a 22 ore al giorno (definiti Workaholics: "drogati del lavoro"), che rivelano un comportamento ossessivo-compulsivo e presentano disturbi psicofisici (mangiano e bevono poco fino ad arrivare a un deperimento organico; accusano ansia, agorafobia e soprattutto depressione).

Lo studio del profilo psicodinamico dei dipendenti dal lavoro ha rivelato le principali motivazioni che alimentano la propensione al “lavoro no-stop” che, spinte all’estremo, permettono di delineare il profilo di diversi lavoro-dipendenti.

  • Lavoratore competitivo ed orientato al potere: tendono alla supremazia ed i fattori di stress che possono scaturire dall’iper-lavoro sono ulteriormente caricati dalle inclinazioni a comportamenti conflittuali, che possono anche sfociare in atti immorali o di predominio sugli altri.
  • Lavoratore iperambizioso ed orientato al successo: comportamento volto a ottenere traguardi lavorativi sempre più elevati. Ricercano l’eccellenza, tentativo, più o meno consapevole, di adeguarsi a delle identificazioni con modelli genitoriali (di estrema dedizione al lavoro e di perfezione).
  • Lavoratore solo e orientato all’affiliazione: il lavoro rappresenta l’unica opportunità per avere delle interazioni sociali, e le ore passate al lavoro rappresentano un modo per non ritrovarsi soli.
  • Lavoratore orientato all’evitamento: la motivazione al lavoro è determinata dalla fuga dai problemi di natura sentimentale, familiare o sociale.  dipendenza lavoro

Si può parlare di dipendenza da lavoro quando: la compulsione lavorativa supera le 8 ore quotidiane e si protrae nei fine settimana e nei periodi di vacanza; non è presente nessuna assenza né per necessità e raramente per malattia; si manifestano crisi di astinenza, con sensazione di vuoto, angoscia o irritazione quando si è lontani dal lavoro; compaiono vissuti di paura di perdere il lavoro e preoccupazioni ricorrenti riferite a temi lavorativi; compare un’incapacità di staccare, con rarefazione degli svaghi e degli hobbies e tendenza ad occupare i week-end e i momenti liberi con l’aggiornamento o con piccoli lavori.

Nelle fasi avanzate della dipendenza dal lavoro si verifica la cronicizzazione di alcuni problemi, quali: accentuata compulsione lavorativa, con lavoro notturno o ininterrotto per giorni; problemi relazionali cronici con colleghi, superiori o dipendenti; polidipendenza (uso di farmaci stimolanti, caffè e sostanze illegali) per ridurre le ore di sonno, per lavorare di più; sindrome da stress lavorativo che può degenerare in disturbi psicologici e fisici più gravi (depressione, ansia, alcoolismo, disturbi cardiaci); burn-out o sindrome dell’esaurimento emotivo; problemi familiari, legati a mancanza di comunicazione, ad atteggiamenti autoritari e ad un mancato ascolto delle continue richieste di essere maggiormente presente; isolamento sociale.

Il lavoro-dipendente può continuare a non ascoltare i primi segni di disagio, il quadro clinico può peggiorare fino all’infarto e all’instaurarsi di problemi di salute seri e cronici.

Uno dei fattori strettamente connesso all’eccesso lavorativo è la mancanza delle ore di sonno che risultano necessarie per il proprio benessere psicofisico. Questa carenza innesca profonde modificazioni nella chimica cerebrale e nel funzionamento della regolazione neurologica di tutte le funzioni vitali.

Affrontare questo tipo di problema significa ridimensionare i tempi e gli spazi da dedicare alla vita lavorativa, riscoprendo altre attività, spesso meno remunerative, ma altrettanto gratificanti, mediante le quali è possibile cominciare a prendersi nuove soddisfazioni e disegnare nuovi obiettivi con altrettanta creatività.

 

 Roma, gennaio 2012

 

 

 

 

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